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Ho finito di leggere un bellissimo libro, "La Trama Lucente" di Annamaria Testa, gran personaggio, che stimo molto. Avrò riletto almeno 4-5 volte il suo "Farsi Capire". Forse, non tutti i lettori di questo blog (o degli altri blog e/o testate che mi ospitano GRATIS. Lo scrivo qui perchè altrove tale informazione mi viene regolarmente censurata) avranno compreso che mi occupo (per passione e per attività collaterale) di Comunicazione. I libri di Annamaria Testa sono quanto di più semplice ed efficace per comprendere cosa significhi comunicare. Bene, a pagina 424 del libro, si parla delle possibili soluzioni alla crisi economica italiana. Una di queste è la valutazione (o rivalutazione) delle quattro A: Abbigliamento, Arredo, Agroalimentare e Automazione. Tutte sacrosante. Per questo ultimo post, ritorno sulla seconda delle A, l'Arredo. L'Italia è negli ultimi posti tra i Paesi Europei per numero di laureati, per risorse destinate alla Ricerca, per presenza di fattori che incoraggiano l'innovazione, per capitale umano. Nonostante ciò, siamo ai primi posti per produzioni di conoscenza (brevetti, ricerca applicata, export qualificato e numero di aziende innovative) e per competitività internazionale. Significa che siamo un popolo straordinario, leggo qualche rigo più sotto: innoviamo pur tra mille difficoltà ambientali. Ecco perchè i criticoni della Settimana del Design io non li capisco. Denigrare tutto e tutti porta desolazione, depressione e calo di creatività. Anche perchè -- da ultimo -- molti "intelliggenti" scambiano la creatività con l'estro, mentre è ben altro. Anzi, tutt'altro. Ci eravamo lasciati al post precedente sulla metro di ritorno da Rho. Io, Jan e Andrea (che è sempre affamata) sbarchiamo direttamente al Quadrilatero e andiamo da Tod's a vedere gli arredi preparati con lo stesso cuoio delle scarpe e con la pelle vacchetta. Uh uh, anche io ho un giaccone (abbastanza antico, ma non Tod's) che chiamo affettuosamente 'la vacchetta'. Ad Andrea non bastano le fragole che ci offrono e scappa a prendersi un sandwich al formaggio e, mentre Jan sale e scende lo scalone del negozio, io staziono nei pressi dell'entrata per godermi il via vai di personalities. Poichè io non lo sono, non vinco neanche la foto istituzionale che i paparazzi dedicano ai volti noti che visitano l'evento Tod's. Poi, si scappa a Brera prima che chiudano l'Orto Botanico dove c'è un'installazione luminosa. [By the way. Una delle quattro A di cui sopra riguarda l'Automazione. Quindi anche l'Automobile. Io adoro le Citroen, ne ho avute già tre. Nella mia famiglia abbiamo tutti un debole per la Citroen. Per tanto, sono rimasta molto contenta di vedere le installazioni "Auto-mobili" della Casa francese lungo Via Montenapoleone. Nonostante il piacere, però, mi sono anche chiesta -- perfidamente -- perchè non fosse stata la FIAT -- azienda di origine italiana -- a fare una cosa simile. Whatever.] Arriviamo all'Orto Botanico con la lingua di fuori per il gran correre, verso le nove meno venti, ma non ci fanno entrare: l'Orto Botanico chiude alle nove. E sì che ci sarebbe tutto il tempo per farci almeno un rapido giro. Se è un'installazione luminosa -- molto più ben visibile di sera -- ha un senso chiudere alle nove ed impedire l'entrata già alle nove meno venti? No, che non ce lo ha, un senso. Alla fine, desistiamo. All'entrata dell'Accademia (dunque alle spalle dell'Orto Botanico), però, c'è un altro evento, organizzato da SWELL. Il designer Christopher Jenner presenta i suoi arredi e complementi (coloratissimi) in una sorta di fantasmagorica galleria psichedelica piazzata nella gessoteca. Bell'effetto: spiazzante per l'accostamento, ma indovinato. Musica techo&fusion e tarallucci molto meridionali (dolci e salati) a gogò. Per la verità, ad un certo punto arrivano ottimi fichi infornati con ripieno di mandorle, come si usano dalle parti mie. Fantastici. (Brava a Laura Magnago!) Il mattino dopo, io e Jan ce ne andiamo a Corso Como. Numero 10. Posto formidabile. (Da quelle parti c'è anche un localetto dal nome toscano che però prepara una cassoeula di tutto rispetto.) Quando siamo arrivati al concept store di Carla Sozzani ci hanno offerto un breakfast danese! Per ricordo, ho conservato il cartoncino con il menù, anche se non ho assaggiato le pietanze: troppe intolleranze alimentari m'impediscono di stabilire un ragionevole e pacifico rapporto con il cibo. Mi ha incuriosito il pane "Rugbar" (nero di segale con datteri e uvetta) che avrei voluto provare con confettura di ribes nero e uva spina. L'evento Danish era per omaggiare le opere di Georg Jensen, designer danese, ovviamente. Arredi, suppellettili, complementi, tutti in leghe metalliche diverse. Location al primo piano con effetti di luci e dotata di comode sedute dove io e Jan ci siamo trattenute per commentare l'evento. C'era pure un fabbro, un italiano, del team, che si esibiva live. Uscendo, io e Jan abbiamo acquistato alcune spille, che costano poco, ma fanno 'arredo' sulle T-shirt. E poi di corsa a Via Tortona. Ci tenevo molto a vedere Via Tortona. Ex zona artigianal-industriale, ora piena di loft riadattati a studi. Mi è davvero piaciuta. Abbiamo zompettato qua e là per capannoni, tra cui France Design e Temporary di Superstudio Group. Il mio incanto quasi infantile è apparso davanti all'installazione Canon, "In the Forest". Poi, un abbraccio a Jan, al volo acchiappo il mio zaino-trolley ed anche un taxi e arrivo alla Stazione Centrale. Cinque ore e mezzo più tardi, apro la porta di casa mia. Bentornata al sud. Marika P.S.: Eh, sì c'è anche un post scriptum. Le foto di questo post stanno tutte nella gallery di quello precedente, mentre qui ho aggiunto le foto di Andrea (amica canadese) scattate al Salone Satellite. E mo', prometto che non vi scoccio più. Almeno fino al prossimo post. Argomento? Un bellissimo libro di un nostro amico. [gallery link="file" columns="4" orderby="rand"]
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