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Montemiletto - Seconda parte

Sull’ondata dei morti di San Giuliano prima e de L’Aquila poi, la (saggia) politica di messa in sicurezza degli edifici scolastici ha scoperto che la scuola di Montemiletto era totalmente inadeguata. Così è stata abbattuta. E il rudere giace lì: di ricostruirla non se ne parla, però.

Decido, quindi, di contattare il Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo (materne, elementari e medie) del paese: il preside Antonio Petrillo.

Tra l’altro, sono i giorni della protesta studentesca e sono ben contenta di parlare con questo Preside che ha viaggiato in lungo e in largo per l’Europa con lo scopo di visitare le migliori scuole per cercare di trarne esempi e modelli da adottare. Ultimamente è stato in Finlandia, nazione che vanta il miglior sistema scolastico mondiale.

È un preside all’avanguardia, moderno, attento alle tecnologie ed ai nuovi linguaggi. Crede nella formazione continua (Lifelong Learning) anche se in Italia è pressoché impossibile da attuare. “Se deve essere di qualità -- e deve esserlo sennò che formazione è? – ci vogliono i soldi. Ma i soldi non ci sono.”, esordisce. Le proteste degli studenti non vertono unicamente sulla riforma universitaria, ma coagulano anni di scontento per il decadimento continuo dell’intero sistema scolastico. La famiglia chiede alla scuola, la scuola chiede allo Stato, lo Stato non risponde. Chi si trova a pagarne le conseguenze? Docenti e studenti, è ovvio.

I servizi richiesti dalle famiglie costano, ma non significa che le famiglie pretendano nel chiedere efficienza e rispondenza ai bisogni sociali. “È sempre più difficile dare risposte all’ordinario, come gestire adeguatamente i 556 alunni (compresi i dodici disabili) che frequentano la nostra scuola, ad esempio.”

Cinquecentocinquantasei alunni è un bel numero, è il 10% degli abitanti del paese, mi sembra.

“Bene o male, con quello che ancora c’è dei fondi europei, qualche progetto si può ancora realizzare. Ma al recupero strutturale e sistemico della scuola pubblica italiana non servono tagli”. Con i fondi europei ci si barcamena, cioè, ma viene a mancare il sostentamento nazionale per il core business della scuola: l’insegnamento e la formazione degli adulti di domani.

“In Finlandia – continua – insegnare è una professione prestigiosa. Non come in Italia, dove i docenti sono sempre più ricacciati in fondo alla scala sociale ed economica. Ecco perché gli insegnanti sono i primi a demotivarsi.” Nella Scandinavia, le istituzioni della Famiglia, dello Stato e della Scuola fanno fronte comune per il benessere e la qualità didattica dei giovani. La crisi c’è dappertutto, ma nessun Paese europeo ha tagliato i fondi per scuola e cultura. Anzi, li hanno aumentati, perché è l’unico investimento a lungo termine utile nei momenti di crisi, sia economica che valoriale.

Ma come sono i ragazzi di Montemiletto? “Sono uguali ad ogni altro ragazzo europeo. Internet dà loro un passaporto unico: è una tribù immensa”. Anche Jovanotti cantava una cosa simile, diversi anni fa. “Forse qualche differenza sociale si evidenzia alle superiori, quando lo studente pendolare ritorna al paese e non si agglutina al gruppo fisico del Capoluogo.”

L’Istituto Comprensivo soffre per la mancanza di spazi. Da quando hanno dovuto lasciare il vecchio ed inadeguato edificio, sono costretti tutti assieme, compreso il plesso di Montaperto. Quest’anno poi, c’è una sezione in più sia alle elementari che alle medie. Il vecchio edificio era strutturato come un vero campus, con tanto di laboratori. “È faticoso gestire il tempo prolungato (una santa cosa per i ragazzi), attuare i PON (informatica e inglese), più un Comenius (progetto europeo di interscambio culturale, NdR) afferente l’educazione ambientale appena iniziato, in questi spazi ristrettissimi”. Il Comenius è in partnership con altre quattro nazioni europee: Finlandia, Slovenia, Spagna e Bulgaria. L’Italia (Montemiletto) è capofila, grazie all’esperienza internazionale del Preside Petrillo, che è un montemilettese DOC.

A Montemiletto, per questo suo anelito europeo, non c’è una ‘media scuola di paese’, tutt’altro. Il Preside ragiona di un ‘curricolo nazionale addizionato di esperienze europee’, laddove il respiro europeo è la cittadinanza culturale, sociale e civica. Sono fondamentali le lingue e, attraverso queste, l’interscambio. La scuola si gemella con altre scuole in Europa mediante l’e-twining (il gemellaggio informatico) e favorisce i pen-friends (o pen-pals), ovvero le amicizie epistolari, rese più facili dal web.

Mi sovviene che anch’io avevo un paio di pen-pals durante le scuole medie, ma funzionava solo ‘par-avion’, ovviamente.

Chiedo al Preside quale sia la difficoltà pedagogica maggiore. “La mancanza di motivazione. Si fanno salti mortali per interessare i ragazzi, i quali hanno troppi e differenti stimoli e modelli fuori della scuola. La vivono come una specie di ‘tempo rallentato’, talvolta inutile.” Quando i modelli di riferimento sono personaggi spesso sgrammaticati, di certo non-acculturati, quando si comprende che il successo (ed i soldi) arrivano per doti diverse dall’applicazione intellettuale, diventa una vera e propria impresa motivare o ri-motivare gli studenti. “Viaggiare e conoscere di esperienze diverse può certamente servire, ecco il perché dei progetti europei.” Mi dice pure che il dialogo con l’Amministrazione comunale è continuo e molto collaborativo e che con il Piano di Zona c’è un accordo programmatico per alleviare il disagio giovanile.

L’Istituto comprensivo ha organizzato un evento natalizio per il 18 dicembre: una jam session tra i cantores dell’A.D.A. di Pratola Serra (l’A.D.A. è un’associazione di anziani impegnati) ed i ragazzi dell’Istituto per raccogliere i fondi pro Telethon.

Per il Centocinquantenario dell’Unità d’Italia sono in programma eventi per ricordare una triste pagina di storia che coinvolse Montemiletto nel 1860: 23 morti in un solo pomeriggio di reazione.

Il Preside, infine, mi racconta di quando era studente all’Orientale e si protestava per molto meno che gli attacchi feroci alla cultura di oggigiorno. Chiude con un “Noi credevamo”.

“Noi credevamo” è anche il titolo del recentissimo film di Mario Martone sul Risorgimento italiano. Ci penso mentre ripercorro, nel buio della fredda serata, la Nazionale in perenne frana.

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Tag(s) : #Montemiletto, #reportage in Irpinia
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