Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog

Troppe vocazioni, San Genna'

C’è pieno di socialisti, qui stasera. No, non è un amarcord. Spero, in ogni caso, non sia un deja-vu. A volte però, ritornano. E noi, qui ad Ortica ci siamo chiesti perchè. Curiosi, noi, come i gatti, siamo andati a nasellare al Circolo della Stampa, ieri pomeriggio, in piena onda anomala di afa e zanzare per il Corso cittadino. A settembre. Precisamente il 19, festa patronale di San Gennaro vescovo.

Certo che non sono lombrosiana, chissà, forse è la suggestione, ma esistono facce da socialisti, Italian-style? Mi sa di sì. E ieri sera ne ho contate diverse. Il fatto è che si rimane socialisti dedans, vita natural durante. Ovverosia, un socialista è per sempre. Non conosco — per questioni generazionali — tutti coloro che sedevano il sala, ma dalle dinamiche relazionali, dalle prossemiche e da certi linguaggi non verbali, o forse per qualche sesto senso di cui sconosco la genetica, io, i socialisti li riconosco a pelle. A cominciare dai temi a loro cari: trasporti, infrastrutture, lavori pubblici (questi, però, a metà con i democristiani del tempo che fu).

Ovvio che ci sarà più di un motivo per questa rentree. Di solito ogni cosa può essere letta a più livelli. Tuttavia, facciamo gli gnorri e ci mettiamo all’ascolto quali "cittadini comuni", o meglio "avellinesi standard" seduti ad ascoltare.

Introduce Alfredo Picariello. Livio Petitto saluta in vece del Sindaco e promette che il Consiglio s’impegnerà in un serrato confronto con la Regione per lo sviluppo di Avellino.

Scopriamo che il convegno è stato fortemente voluto da Giulio De Angelis, Presidente provinciale ASCOMED, il quale è convinto (ma anche noi lo siamo) che la soluzione ai problemi di Avellino-area-interna passino per l’incremento dei rapporti e delle relazioni operative tra est e ovest della regione, roba che ha bisogno di strade, infrastrutture materiali ed immateriali, per sostenere ed anzi incrementare i flussi (di merci, idee, informazione, persone). Potrebbe Avellino diventare la Città del Commercio?

A dire la mia, ci hanno provato in molti ad indicare una vocazione per la nostra Città. Di solito non sempre suffragata da un’analisi e da uno studio di fattibilità. Ne abbiamo sentito tante di proposte vocazionali per il nostro territorio, ma il commercio — a dire il vero — mi sembra un po’ lontano dalle nostre corde. Il commercio (laddove non sia contaminato da dinamiche criminali) è un’attività che si autoregolamenta e si sviluppa in autonomia laddove le circostanze socio-economiche e logistiche lo favoriscono.

Vediamo, dunque, cosa ci vuole rivelare il Prof. Giampaolo Basile sul Piano Strategico di città, di cui è il redattore incaricato. Occorre un’analisi di contesto, dice. Giusto.

Occorre individuare le potenzialità e, quindi, proporre. Perfetto, da accademia.
Non possiamo passare il tempo a lamentarci (Calimeri piccoli e neri in regione, cioè) anche perché l’area interna è un prodotto alternativo alle aree costiere, non antagonista, nè secondario. Abbiamo anche noi un’identità che potrebbe definirsi rurale-manifatturiera.

Uh, qua mi perdo un poco. Anche il coordinatore del dibattito, Alfredo Picariello, si accorge che il Professore non ha risposto alla domanda sull’indicazione di massima del Piano a farsi, ma ripete che il manifatturiero è una voce importante del nostro PIL provinciale.

Sì, non lo metto in dubbio, ma vorrei capire se analizza il valore in senso assoluto o relativo. In questa desertificazione produttiva, pure il pochissimo che c’è diventa una ’voce importante’ anche se in termini di vantaggio, sviluppo e sopravvivenza non serve ad una cippa (scusate se parlo in francese.)

Dal manifatturiero alla vertenza Irisbus il passo è breve ed un accorato (come sempre)Dario Meninno ci avverte che la prossima catastrofe ha nome "FMA". Il manifatturiero al sud — continua — nasce per volontà politica e muore per le stesse motivazioni. Se l’Irisbus si salva sarà solo perché vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, non perché c’è un piano strategico industriale. Tant’è che ora si deve sperare che l’Italia rinnovi il parco mezzi pubblici e lo rinnovi con prodotti costruiti nel Paese.

Tocca a Pietro Foglia, Presidente del Consiglio regionale della Campania.
Ci fa un po’ di storia sulla ’questione meridionale’, scomparsa semplicemente perchè tolsero la parola ’Mezzogiorno’ dalle leggi sullo sviluppo. Avellino — riassumo — potrebbe essere identificata come la "questione meridionale" della Campania.

Foglia difende a posteriori la scelta di costruire strade dopo il terremoto: le strade sono la pre-condizione per lo sviluppo. Giustissimo.

Mi ricordo che dopo il boom di infrastrutture viarie (Ofantine, varianti, e asfalti vari) l’indice in Irpinia salì a 147 (dato 100 il valore essenziale ottimale). Tutti a criticare l’eccesso. Invece, quell’indice non basta più, anche perchè appresso alle strade non vennero costruite le infrastrutture immateriali: banda larga, cablaggi delle aree interne e montane.

Foglia ci ricorda che l’industrializzazione delle aree montane sarebbe dovuta servire a bloccare lo spopolamento dei paesini sul crinale appenninico. Nessun cenno al fallimento dell’impresa titanica di portare le industrie in Alta Irpinia senza un ottimale trasporto su ferro, per esempio. Indica nell’agricoltura di pregio una splendida via per lo sviluppo territoriale a differenza del terziario, altra ipotesi vocazionale.

Ma davvero Avellino ha in se tutte queste vocazioni, o è che ci stanno provando. O provando ad illuderci?

Piccola parentesi per il terziario: il terziario non ha bisogno di un territorio di riferimento perchè con le infrastrutture immateriali i servizi (bancari, amministrativi, informatici) si possono localizzare dappertutto. Anyway.

L’On. Carmelo Conte, che ha fatto tanto per la sua provincia salernitana, ci riassume un po’ la storia delle criticità meridionali. Ricorda il suo apporto al ridisegno regionale in nove ambiti che possono essere unificati puntando sulle risorse naturali. Il 27% del territorio campano è area protetta, in cui sono compresi i nostri valori: fiumi, laghi, monti, isole. Le altre regioni meridionali non hanno tanta area protetta quanta ne esiste in Campania.

Ci spiega la differenza tra Alta Velocità (movimenti di persone) e Alta Capacità (movimenti di merci). Ci porta pian piano a considerare lo sviluppo di Avellino legato alla crescita di Salerno, attraverso l’estensione della metropolitana che collegherebbe in un hub Salerno, Fisciano e l’agro nocerino-sarnese. Tirando Avellino nell’orbita di crescita di Salerno, in effetti spinge l’influenza di Salerno fino ad Avellino (e magari fino a Benevento).

Ci fa intravvedere Avellino come un remoto retro-porto salernitano. Ci spiega che si prevede un aumento fino ad otto milioni di viaggiatori in transito per la nostra regione e che Capodichino non ha tale capacità. L’aeroporto di Salerno, quindi, diventa una necessità ed il prolungamento della tangenziale fino al capoluogo irpino è fondamentale per il turismo da venire.

Sì, sì c’è anche il problema del napolicentrismo, che va smantellato a cominciare dal sistema dei policlinici, perchè gli ospedali in Campania si sono ridotti a fare assistenza.

Conte ci informa che la politica non è più ideologizzata come una volta e ci confessa che però tra vecchi socialisti ci si riconosce con commozione.

L’avevo già scritto io in premessa, però.

Troppe vocazioni, San Genna'
Troppe vocazioni, San Genna'Troppe vocazioni, San Genna'
Troppe vocazioni, San Genna'Troppe vocazioni, San Genna'
Troppe vocazioni, San Genna'Troppe vocazioni, San Genna'
Tag(s) : #sviluppo territoriale, #questione meridionale, #Carmelo Conte
Condividi post
Repost0
Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti: