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Dopo il Sindacato, il diluvio

L’IPSOS (di Pagnoncelli) ha testato il rapporto tra Italiani e sindacati. La sintesi è che due elettori (del PD) su tre ritengono che i sindacati abbiano fatto più politica che attività a tutela dei lavoratori.

Sì, è così. Anch’io sono convinta che il Sindacato in Italia si sia sostituito spessissimo ai partiti, specialmente a sinistra. Tuttavia, non lo ritengo affatto uno sbaglio. Anzi.
La faccenda è che gli Italiani hanno memoria corta e si sono dimenticati che è stata la sinistra ad introdurre la flessibilità (pacchetto Treu, do you remember?), nonché ad aggravarla, o contribuire a farlo. Sono stati i Governi di sinistra che hanno forzato la mano chiedendo al Sindacato di convincere i lavoratori ad accettare il blocco della scala mobile (1993, Trentin), la prima grande riforma delle pensioni (riforma Dini) e la previdenza integrativa, tra le altre situazioni. È il sindacato che ha aiutato Amato e Ciampi.

Senza la desistenza del Sindacato pilastri come il TFS (la vecchia buonuscita e il calcolo della pensione sul corrisposto in busta paga anziché la contribuzione versata) non sarebbero stati smantellati. Alcuni cambiamenti sono stati ottimali (l’abolizione delle baby-pensioni), altri decisamente no, come l’equiparazione dell’età pensionistica tra generi, vergognosamente sottostimando — a prescindere da tutto — il lavoro delle donne in sostituzione del malandato welfare patrio.

I partiti – ovviamente, sempre schiavi del consenso, specialmente quelli di sinistra – non hanno mai osato fare le giuste riforme per tempo, così, quando si è trattato recidere dolorosamente, hanno chiesto aiuto al Sindacato, la cui organizzazione e diffusione sui luoghi di lavoro ha sempre fatto comodo alla sinistra italica. E quando i Governi osavano troppo nello smantellare tutele e diritti, il Sindacato ha aperto loro gli occhi, con le buone o con la piazza (23 Marzo 2002 al Circo Massimo). Tutti i Governi indistintamente hanno usato i Sindacati, non è quindi solo una debolezza di sinistra. Vi ricordate la cena segreta tra Berlusconi, Bonanni e Angeletti?

Il nostro sistema di organizzazione sindacale non ha quasi eguali nel mondo. Non è un Sindacato di servizio come nel resto d’Europa, per esempio, e la CGIL lo è ancor meno degli altri, tra i Confederali. In una società consumistica, inoltre, un sindacato dei servizi (fiscali, legali, di difesa del consumatore, delle tutele iper-individualizzate, di sostituzione ad alcune attività di verifica) svolge una funzione pratica sussidiaria ed apprezzata. In altre parole, un Sindacato di lotta appartiene ormai alla leggenda, neanche più alla Storia recente.

Non è un caso che nella Costituzione italiana, all’epoca, ai Sindacati fu dato più riconoscimento che non alle formazioni politiche, segno ne è l’organizzazione parlamentare in gruppi e non in partiti. Il Costituente si era già reso conto della debolezza rappresentativa dei partiti (retaggio del Fascismo), laddove i Sindacati conoscono meglio le realtà lavorative e sociali. Dovrei dire che conoscevano, perché da quando la Politica ha costretto il Sindacato (e i suoi gruppi dirigenti) ad adeguarsi – pena il ridimensionamento economico e operativo – il rapporto con i lavoratori si è incrinato.

A Renzi è bastato poco per far crollare il moloch anacronistico del Sindacato, disconoscendolo quale sostituto delle istanze sociali, politiche e – soprattutto – partitiche (laddove sono stati proprio i partiti di sinistra, dalla Bolognina in poi a fallire ripetutamente nel mantenere il legame con la base di lavoratori e categorie sociali deboli). Renzi ed il suo PD non hanno più bisogno del Sindacato: a convincere le persone basta lui con la sua parlantina ipnotica.

Venerdì sera ho visto lo show di Crozza, in cui il comico parodizzava su Camusso e Landini. Li ha immaginati fermi agli Anni Ottanta, ai Telegatti di Seymandi, alle canzoni di Lolli, Guccini e Nomadi. Ha sottolineato un totale disinteresse nei confronti dei precari, oramai un esercito in Italia.

I precari sono un cruccio per il Sindacato, nonostante la satira di Crozza, tuttavia – e questa è la tragedia – i mezzi che hanno messo in campo per contrastare la distruzione continua del futuro dei nostri giovani non sono idonei. Non perché anacronistici, ma per la persistenza di talune circostanze organizzative e culturali: l’età media di organizzati ed organizzatori, l’essersi allontanati culturalmente dai giovani, l’autoreferenzialitá.

La mancanza di un contratto collettivo ed il ricorso alle partite IVA (non tutti sanno che, purtoppo, anche il Sindacato fa spesso ricorso alle collaborazioni a partita IVA) come alle tipologie atipiche di contratto, rende i lavoratori monadi vaganti alla mercé di tutto.
I principi sindacali sono ancora nobili e sacrosanti, tuttavia sempre più la qualità dei gruppi dirigenti è scarsa; la capacità di analisi e proposta (soprattutto a livelli locali) si è ridotta; l’appeal è al minimo (considerate i casi di Bonanni e Centrella, un nostro conterraneo). Il Sindacato è andato in crisi quando ha cominciato a curare le carriere dei propri quadri, funzionari e dirigenti, cercando i lavoratori solo durante le consultazioni elettive o congressuali.

La crisi del sindacato non è solo intrinseca ed endogena, anche se per molta parte lo è. Per esempio, l’avvicinamento della CGIL di Cofferati alle galassie dei movimenti (linfa vitale per svecchiare il sindacato ed avvicinarsi ai giovani) fu bloccato dall’interno. Paura del nuovo? Difficoltà di conciliazione tra mondi? Nessuna voglia di condividere risorse e spazi dell’Organizzazione con le nuove generazioni? Scegliete voi.

La crisi del sindacato è sicuramente causata dalla vicinanza alla Politica, perché ad un certo punto della strada, la Politica ha scaricato il Sindacato. L’ha fatto quando le tecniche di fascinazione dei Governi di centro-destra sono state acquisite anche dai gruppi dirigenti della Sinistra, di cui Renzi è l’esponente massimo. Non servono più le assemblee sui luoghi di lavoro: bastano i social per condividere notizie e sentirsi parte del gruppo degli sfigati.

Con la prossima riforma (le proposte qui) sfigati diventeremo tutti: lavoratori, disoccupati e giovani. Chissà se i giovani (che si augurano la rottamazione di chiunque sia prima di loro) si renderanno conto che l’eventuale loro entrata nel mondo del lavoro, secondo le regole renziane, avrà costi e ricatti maggiori di qualunque altra riforma che la Destra abbia mai attuato. Contro Berlusconi c’erano anche i Sindacati. Contro Renzi non ci saranno più, distrutti da un letale battage d’opinione.

Penso, infine, che i Sindacati siano fuori tempo per recuperare credibilità, avendo già mancato tutte le opportunità di riformarsi, perché troppo impegnato a gestire gruppi e poteri interni.

Ciò nonostante, non vedo proprio niente e nessuno che possa contrastare la distruzione totale della dignità dei lavoratori, attuali e futuri, se non il Sindacato. O almeno l’idea di.

Tag(s) : #sindacato
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