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Il mio foodie

L’argomento di questa settimana è il cibo.
Ancora?
Sì, sì e sì.
Dopo le abbuffate natalizie ci vuole. Così abbiamo un motivo in più per avercene abbastanza del mangiare e metterci a dieta. O quanto meno per adottare un regime alimentare più salutare.

Durante queste festività, ho goduto della pressoché quotidiana ospitalità di mia madre e mie sorella (abitiamo nello stesso condominio), grazie alla mia mai nascosta incapacità di cuoca. Infatti, loro non mi chiedono mai nulla in ambito gastronomico e qualora mi tocchi — almeno qualche volta — portare il mio contributo, non ho che la scelta della pasticceria o della gastronomia per fornirmi di leccornie.

C’è da dire che mia sorella è una gourmand e una gourmet. Ci ha una vera e propria passione. Non si perde una trasmissione sul canale Alice e tratta a tu per tu con i vari Teutonico, Montersino, Giovannone & Co. Appartiene ad una razza di gourmet delicati e impegnati, per cui non ama Masterchef. Meno male.

Legge enciclopedie di preparazioni. Cominciò con l’Artrusi più di 15 anni fa. Ha praticamente tutto ciò che le serve per cucinare bene. Ultimamente, l’altra mia sorella le ha pure regalato una piccola impastatrice.
Solo che.

Ho notato che da il meglio di se quando fa le cose di casa nostra. Ad impegolarsi in certi arzigogoli procedimentali perde di passione e diventa una farmacista: precisa, infallibile, scientifica. Certo, le cose risultano edibili lo stesso, ma.
Probabilmente non è l’unica persona sulla faccia della terra che prova a far diventare una necessità (il cibarsi) una specie di arte. Anche perché — come già scritto innumerevoli volte da queste colonne — cucinare e/o interessarsi di cucina è una grandissima forma di meditazione.
Ansia e stress spariscono affettando verdura, c’era scritto sul blog di cucina del «Corsera-» a novembre scorso, nostrano reprise di una ricerca riportata sul «WSJ» secondo la quale negli USA si usa la cucina quale trattamento per i disturbi mentali. Cucinare aiuta a guarire dalle depressioni, dalle ansie sociali, dalle angosce, aiutando a stabilire piccoli obiettivi realizzabili. Grande!

In effetti, le trasmissioni di cucina alleggeriscono la mente, non creano ansie, non danno notizie disastrose. Anche per questo proliferano. Il rischio è che tutti comincino a credersi provetti cuochi e mentre mangi la loro creazione ti devi anche sorbire la descrizione della preparazione, delle varianti possibili e delle differenze con altre scuole di pensiero gastronomico.

Uffa.
L’argomento è pericoloso, perché in Italia il cosiddetto ’foodie’ (il mondo del cibo raccontato/descritto/fotografato/instagrammato/twitterato/televisivizzato/youtubizzato) è una forma di culto. Tra l’altro, è argomento del prossimo Expo di Milano.

A me non piace, però, il foodie e le sue declinazioni sempre più radical-chic. Tutt’al più mi piace mangiare quando ho fame e davvero non m’interessa da dove provenga ciò che ho nel piatto. Mi basta non contenga conservanti, abbia poco sale e possibilmente non si componga di cavoli/verze e fagioli (roba che odio proprio).

Tranquillamente mi ciberei di pillole e liofilizzati (non avendo mai tempo per cucinare), se ciò non mi provocasse derisione nella mia compagnia di giro, molto ma molto attenta alle raffinatezze eno-gastronomiche. Sarei un'eretica, anzi una blasfema.
Sono altresì convinta che non ci sbarazzeremo presto di cercatori-di-pepite edibili (il formaggio puzzolentissimo ma fantastico, la soppressata conservata sotto il mattone, le papacelle nell’aceto di mezza montagna, lo stinco di maiale allevato nel salotto...), tanto meno dei nuovi guru dell’alimentazione che spingono sull’edibilità e sulla gradevolezza culinaria degli insetti.
Tra i due estremi, amici miei lettori pazienti, quando mi capito di pranzare finalmente da sola, io scelgo di prepararmi pane e marmellata. Semplice semplice, anche perché la marmellata la faccio io con i fichi rigorosamente di San Mango sul Calore e il pane è quello di Bonito fatto con lievito-madre (preso dai miei amici della cooperativa).

Come potete aver notato, dal foodie non scappo neanche io, distratta e pigra cuciniera per necessità famigliari. Cià.

Tag(s) : #La Cugina di Parascandolo
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