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Nomi e girasoli

(Originale su Orticalab, al link in basso.)

Sono andata al chioschetto che Libera ha allestito per il Corso di Avellino (altezza Via Verdi) per partecipare alla maratona dei nomi. Una maratona di voci per leggere alla Città – in tutte le Città d’Italia – nel giorno dell’equinozio di primavera i nomi di chi è morto per le mafie.

C’era Bubba (e chi ad Avellino non conosce Bubba!) che mi ha abbracciato e subito mi ha consegnato un sacchettino di carta con una manciata semi di girasole. “Semi di giustizia”, c’è scritto.

E sì, perché i nostri comportamenti dipendono da come sono stati seminati.

Nasceranno girasoli, che guarderanno in alto, e noi a guardare i fiori per ricordare come si fa del bene, come si fa a non sbagliare.

Bubba mi ha chiesto: “Vuoi leggere?

Posso? Davvero?

E così ho letto i miei nomi, i morti ammazzati dalle mafie a cavallo tra il 1995 ed il 1997. Tra questi, ho letto il nome di Silvia Ruotolo. Vittima innocente, uccisa per sbaglio dalla camorra l’undici giugno del 1997 a Napoli. Una mamma, come me.

Mafia è anche questo: morire perché ci si è trovati sulla traiettoria della pallottola.

Tuttavia, la mafia, oltre che una “montagna di merda” come diceva Peppino Impastato, è soprattutto una faccenda economica, anzi solo economica.

Noi davvero non siamo consapevoli fino in fondo di quanto l’economia sia pervasa da pratiche mafiose. E non è lo spaccio di sostante; e non è solo il riciclaggio di denaro. Le mafie sono negli appalti, nella sanità, nell’edilizia, nel commercio, nelle energie alternative, nella raccolta di rifiuti, nell’industria alimentare. Di sicuro non è più una faccenda dell’Italia meridionale, tra l’altro, siamo diventato troppo poveri come area geografica per essere appetibili da qualsivoglia mercato, legale o illegale che sia! Le mafie arrivano a Duisburg e compiono mattanze; le mafie sono nella Padania, checché ne dicano politici di ispirazione celtica. Le mafie sono economie globali di morte.

Chi scrive non è nessuno per poter o saper parlare di mafie. Nella mia vita ho incontrato molte volte il Giudice Castelli, Don Ciotti, il Giudice Cantone. Sono stata a Scampia, a Casal di Principe e a Reggio Calabria per ascoltare gente che lotta contro le mafie. Persone consapevoli dell’enormità del fenomeno, ma tutti con un solo messaggio: non bastano i giudici e le forze dell’ordine, serve l’appoggio della gente comune. Ho conosciuto Antonietta I., una mamma coraggio di Napoli che porta suo figlio autistico nella sede dell’associazione “La Forza del Silenzio”, cui è stata assegnata la villa di Sandokan.

E la gente comune come me, ha letto o ha ascoltato l’elenco dei nomi di chi è morto, per non dimenticare di continuare a combattere. E a piantare semi di ‘piccole’ giustizie.

Ringrazio Bubba per avermi invitato.

Nomi e girasoli
Tag(s) : #libera, #Don Ciotti, #maratona dei nomi, #mafie, #Silvia Ruotolo
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