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Zanzare troll

(L'originale di questo post è un articolo pubblicato ieri su www.luniversale.it , testata on line cui collaboro con piacere ed un pizzico d'orgoglio. Infatti, nuova e giovane, la redazione ha la peculiarità di essere composta da giornalisti - o aspiranti -- sparsi per il mondo, i quali non si conoscono di persona: tutti trovati via web! Ne parlai anche nel libro su fèisbuk e dintorni. Spero tanto che l'esperimento funzioni e continui, anche perchè da poche settimane cè anche un vero editore che ci ha rifatto il sito. L'uscita ufficiale del primo numero è prevista per il 27 settembre. Ora siamo in fase cosiddetta 'beta'. Seguiteci.)

Sicuramente c’entrano anche le Olimpiadi, nella forte polemica di questi giorni contro i commentatori molesti in rete, in atto su alcune testate italiane on line. Ora venite con me a fare un rapidissimo giro per le zone paludose del web, dove prosperano le zanzare troll.

Per via del diritto di cronaca olimpica in tempi di parità, l’esposizione mediatica delle atlete è cresciuta (Time e NewsWeek, per fare solo due esempi, dedicano moltissimo spazio alle atlete, come mai prima). Quest’anno si è parlato molto di più delle atlete che non nel passato. A cominciare dai reportage fotografici e guardoni sul beach volley femminile, ai commenti cretini (sia su RAI che Sky) sulle atlete, belle e non più armadi, come lo erano una volta quelle del blocco Est. Poi, la conta delle medaglie; la rivincita delle donne che lacera l’amor proprio maschile; la cinesina che nuota più veloce di Phelps. Tutto esaltato dalla velocità e dalla moltiplicazione della Rete. Sulla Pellegrini, delle sue defaillances e di quelle del suo fidanzato si è detto finanche troppo, ma nel calderone dell’esposizione mediatica contro le donne ci sta anche l’infelice pensiero non ascoso di Schwarzer che pare incolpare la fidanzata, Karoline Kostner, della sua depressione e del suo conseguente terapeutico ricorso all’EPO (l’EPO come psicofarmaco?). C’è puzza di vigliaccheria. Certo che l’uscita di Schwarzer sul peso della fama della fidanzata è indicativa di un modo di pensare e vivere, molto maschilista e molto diffuso: il non poter tollerare una compagna più famosa. Personalmente, io manco sapevo che la Kostner e Schwarzer fossero fidanzati. Ma tant’è.

Succede che proprio nei tantissimi post/articoli che cercano di separare le responsabilità maschili da quelle femminili, nel caso Schwarzer come nel caso Pellegrini-Magnini — come succede puntualmente, d’altronde, in qualunque post che parli di questioni di genere — i troll si sfoghino, si accaniscano contro le giornaliste o le commentatrici. Ci si è messa anche la Fornero, la quale ha dichiarato di ricevere molti attacchi in quanto donna non in quanto ministro (dalle scelte molto infelici), fomentando così focolai di polemiche e scontri sul web. Tutto finisce in cagnara ed ognuno rimane con il suo pregiudizio, sicuramente più incazzato di prima, contro l’altro sesso. I commentatori dei post sulle questioni di genere sono per la maggior parte maschi, spesso molto offensivi, tanto da arrivare anche a minacciare le autrici. Ma i commentatori accaniti fanno anche traffico sui siti: diventano una risorsa. Mentre le malcapitate autrici diventano gli orsetti del tiro al bersaglio.

Semmai volessimo aiutare il confronto per risolvere qualche problema di parità di genere, pubblicare on line un post o un articolo sull’argomento, scritto da una donna, che consenta commenti liberi è la cosa più sbagliata che si possa fare. Ovviamente, lo dico per esperienza anche personale, oltre ad aver raccolto sfoghi e racconti di molte altre colleghe giornaliste sul tema delle molestie via web. Ho dedicato articoli e capitoli all’argomento e sono stata attaccata dalle zanzare-troll, feroci e insistenti. Ci voleva solo il web, nel combinato disposto con la Teoria dell’Anonimato di Platone per peggiorare i termini del confronto di genere, specialmente in Italia. All’Estero molte testate applicano una moderazione più attenta, ovvero non permettono commenti o autorizzano solo i commenti da un account Facebook. Da noi, in carenza di lettori, non disperdiamo neanche un click, raccogliamo tutto, anche le mazzate.

Se i commentatori molesti (anonimi, pseudonimi, fake o con regolare firma&foto) sono una piaga evidente ed anche dolorosa, in Italia e nel mondo (a tal proposito c’è un articolo su salon.com del 1° agosto a firma di L.S. Davis), è su Facebook che il maschilismo si esprime in forme meno trancianti, ma parimenti umilianti nei confronti delle donne. Su Facebook è più difficile essere anonimi, non perchè Zuckerberg vuole i documenti, ma perché ci vuole cazzimma (diremmo noi qui nel Regno delle Due Sicilie) a crearsi un profilo fake giusto per rompere le scatole alla gente. (Certo, c’è qualche paranoico che lo fa, ma la pratica non è endemica.) Così, per esercitare il diritto a diffondere la quotidiana razione di maschilismo, ci si sfoga pubblicamente contro le foto delle mamme che allattano al seno, per esempio, in nome della decenza o del buongusto. O contro il bacio tra due soldatesse-reduci americane, fidanzate tra loro. Ma c’è dell’altro. Facebook blocca e oscura con facilità, basta clickare su ‘segnala’. Così, finiscono bannati profili di attiviste, giornaliste, scrittrici e blogger che si occupano di questioni di genere, si aprono campagne contro le ‘femministe’ che aizzano e fomentano la ‘guerra tra i sessi’.

Su Facebook, inoltre, i molestatori sfrontati utilizzano la messaggistica interna per mandare messaggi osceni e proposte indecenti alle donne. Se queste, poi, si azzardano a rispondere loro per le rime o a bloccarli, vengono segnalate o — nel migliore dei casi — subissate di parolacce e offese personali. Conosco molte vicende di donne che si sono dovute rivolgere alla Polizia delle Comunicazioni.

Mi rendo conto che il web non ha fatto altro che sdoganare atteggiamenti e comportamenti che per decenza e buona educazione nel passato erano meno esibiti. Il rimedio non è chiudere o inibire il web, ma regolamentare meglio la possibilità di commentare su temi così sensibili come le questioni di genere (ma anche di orientamento religioso e/o sessuale), la parità e le pari opportunità. La libertà è una gran cosa, solo a patto che però non leda la libertà e la dignità di chiunque altro. Lo so, è un’ovvia banalità, ma ce la dimentichiamo — banalmente — sempre.

Tag(s) : #troll, #molestie sul web, #Karoline Kostner, #Schwarzer, #Federica Pellegrini, #Filippo Magnini, #Facebook, #Platone
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