Gli uomini utili

L’ho letto e riletto, il vibrante editoriale della famosa ed altrettanto controversa Camille Paglia (saggista, ideologa del femminismo), pubblicato sul TIME del 30 dicembre scorso, tratto da una sua relazione pubblica tenutasi a Toronto. La conclusione cui arriva è che gli uomini sono ancora utili. E fin qui ci sto pure io, ma sono le premesse che mi perplimono. Comincia con l’attaccare le femministe anglo-sassoni, troppo drastiche, secondo Camille, nello stigmatizzare il maschilismo perdurante nel mondo del lavoro, in quanto il 57% dei titoli universitari del 2013 è stato ottenuto dalle donne il cui ruolo lavorativo è aumentato solo del 6,2% dal 1980 al 2012. Tutto sommato, diciamo che pure qui mi trovo abbastanza d’accordo, perché stigmatizzare non basta: il problema nasce prima, mica si scopre nel mercato del lavoro.

Poi, afferma che le giornaliste statunitensi impegnate sul fronte femminista, a dispetto della loro fondamentale matrice intellettuale di sinistra, insistono nell’indicare come obiettivi dell’umanità certi valori borghesi, quali le capacità manageriali delle classi medio alte, vette che devono essere desiderate anche dalle donne acculturate e non solo dagli uomini rampanti. Qui, comincio a corrugare la fronte.

Poi, ancora, asserisce che in nazioni quali Francia, Italia, Spagna e America Latina (aree cattoliche, aggiungo io) si è trovata la ‘quadra’, nel senso che le donne francesi, italiane, spagnole e latinas sono le custodi della vera mistica del femminino, quella formula che consentirebbe loro di essere ambiziose (ma ambiziose quanto? Mi chiedo) nonché assertive ed autorevoli al lavoro (insisto: ma quale lavoro? E per quante donne?) e contemporaneamente promanare allure e glamour, attività – si legge – che “non può essere insegnata, ma che fluisce da una ricognizione istintiva delle differenze sessuali”. ‘O vero? Sarebbe l’incredulo commento dalle mie parti.

E qui, Camille mia, proprio non ci sei.

Primo perché l’alto tasso di disoccupazione femminile, specialmente in Italia, Spagna e America Latina, stride con il coniugio di successo e mistica estetica che tu ci vedi, perché – devi convenire, Camilluccia – che l’allure e il glamour di cui tu parli attengono alla sfera estetica e fenomenologica, più che a quella profonda, cognitiva ed economica. Poi, mi devi spiegare, Camille cara, come riesce ad essere piena di allure un’operaia dell’Elettrolux Italia che vedrà ridursi il suo stipendio di circa il 38% se vuole/deve continuare a lavorare.

Quanto alle differenze sessuali (istintualmente riconosciute), posso garantirti che da noi non fanno mica sempre fluire allure e glamour, come dici tu -- a meno che non ci si trovi in quel 10% di popolazione ricca che raduna il 46% delle risorse economiche e patrimoniali italiane – bensì fanno spesso scorrere il sangue e fuoriuscire copiose lacrimazioni. Vuoi per gelosia, più spesso per disperazione.

Però, gli uomini sono utili, dici. Vogliamo spiegare ai nostri lettori ad est dell’Atlantico a cosa sono utili gli uomini, secondo te? Dopo la prossima apocalisse, gli uomini andranno a caccia e difenderanno donne e bambini, come già successe, ma nel frattempo costruiscono strade, impastano cemento, alzano muri di mattoni, ricoprono tetti, allungano cavi elettrici, scavano pozzi di metano e fanno carotaggi, tagliano alberi e sterrano aree, alzano fondamenta, installano i cristalli delle finestre dei grattacieli, caricano e scaricano cargo. Cami’, ne’ dimm’ ‘a sosor’, ma non ti sembra un po’ riduttivo? A leggere questo elenco, cui possiamo aggiungere molto altro ancora (perché è banale usare queste liste da sbattere in faccia alle femministe al caviale che tanto ti stanno in ubbia), mi è subitaneamente apparsa quale epifania mnemonica quell’incredibile e totemica pubblicità della cocalàit, quella con il muratore a torso nudo. Te la ricordi anche tu, vero? Ci azzeccasse quaccheccosa con il tuo elenco di maschi utili? Con simpatia, ci mancherebbe.