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Enrico Finzi, il carmasciano e le pere (della comunicazione)

(L'articolo originale venne pubblicato su Ottopagine il 25 novembre 2010.)

A qualche giorno di distanza dal convegno organizzato nella Chiesa del Carmine ad Avellino, ritorniamo sulle parole di Enrico Finzi, guru della Comunicazione per qualche semi-seria riflessione.

Di Finzi è il libro sull’italica felicità (“Come siamo felici”), in cui si scopre che gli italiani sono buddhisti per caso, cultori del “abbastanza” e del downsizing, parola di moda per indicare l’arte del “meno ma meglio (e sicuro)”. Concetti che al sud sono iscritti nei nostri mitocondri: non li dobbiamo imparare, ci nasciamo.

Finzi ha sciorinato una sfilza di tabelle e di istogrammi, comprese le sue torte semaforiche (verdi, gialle e rosse) in cui ha spiegato che “il meridionale, più lo conosci, più lo ami”, che – a ben ricordare – è l’esatto contrario dello slogan per la prevenzione contro l’AIDS. Ha detto anche che al contadino non far mai sapere quant’è buono il formaggio con le pere, cioè ci ha rivelato – innescando un moto auto consolatorio in tutti noi – che essere meridionali è un vantaggio di questi tempi (conosciamo da secoli l’arte di vivere di poco) e che tutto il biasimo (leghista, federalista e settentrionale, specie del nord-est) verso il Sud è solo una questione di mancanza di conoscenza. Il rischio più cogente è un isolamento mediatico che colpisca anche noi, parcellizzandoci in tanti Sud. Questa deriva è molto funzionale al mantenimento degli stereotipi nazionali, ma anche ai trasferimenti di fondi verso aree in cui possono essere più produttivi (nord) e – cosa peggiore – come ha detto anche Saviano sulle pagine di un settimanale, è funzionale alle organizzazioni criminali.

Morale: fatevi conoscere, investite nelle vostre risorse (turismo, cultura e donne), narratevi (verbo passepartout) una nuova storia intessuta di orgoglio e rimboccatevi le maniche (perché i fondi europei stanno per finire, ma questo lo aggiungiamo noi).

Bel discorso quello di Finzi: ha confermato quello che noi meridionali già sappiamo e cioè che siamo persone perbene e che lui è innamorato del Sud.

La novità è che ha insistito sulla rincorsa delle donne meridionali in genere ed irpine in particolare (più colte, più tenaci, più quadrate della media delle italiane e, soprattutto, molto di più dei maschi italiani) nel recuperare 35 anni di gap di genere.

Comunicare, dunque, ossia far conoscere il formaggio con le pere ai settentrionali che non lo sanno (ancora). Ma cosa possiamo comunicare di questi tempi? La guerra contro l’immondizia? Contro il degrado del patrimonio archeologico (Pompei per tutti) e culturale (abbandono dei siti museali come il MADRE di Napoli)? E soprattutto come? Fare marketing territoriale costa, ça va sans dire.

Rimurginando sulle parole di Finzi, il pensiero laterale ha recuperato questa frase: “Quando si viene al sud si piange due volte: quando arrivi e quando parti”. L’ha detta Alessandro Siani nel film “Benvenuti al Sud”. Assomiglia alla frase di Finzi sul meridionale da amare. Ebbene, a nostro parere questo film ha fatto molto di più per modificare l’immagine del sud che ogni sdegno pubblico e politico in questi decenni. Per inciso, il film è campione d’incassi, vuol dire che l’hanno visto in tantissimi e non solo al Sud.

Castellabbate è già divenuta meta di turismo cinematografico (con pullman domenicali di turisti in cerca dei luoghi delle riprese), come fu per il famoso Mulino Bianco nei colli senesi. C’è da immaginare che la prossima estate Castellabbate non riuscirà ad assorbire l’onda d’urto turistica creatasi grazie al film (molto simpatico e per di più abbastanza verosimile nella sua iconografia del sud buono e non pencolante a Napoli).

La stessa cosa è successa in Puglia. La scorsa estate è stata presa d’assalto, grazie ad una serie d’iniziative incrociate: un marketing raffinato sulle bellezze del Salento e sugli eventi artistico-musicali (tantissimi) in programma (“Venite a suonare in Puglia” diceva lo slogan) nonchè promozioni e agevolazioni regionali per chi intende girare film (Mine Vaganti di Ozpetek è stato girato a Lecce e Gallipoli).

Questo tipo di comunicazione è vincente, più degli spot televisivi (nel passato affidati a nomi di grido, come pure Bonolis) del piano di comunicazione della Regione Campania.

Ma Finzi ci ha anche parlato della tecnica del sampling, ovverosia far provare il prodotto ai clienti (specialmente quando è davvero di qualità), un po’ come avviene con i formaggi al supermercato. Ci ha detto che se non glielo facevano provare, lui manco sapeva che esistesse il carmasciano. Meditiamo, gente meditiamo.

Enrico Finzi, il carmasciano e le pere (della comunicazione)
Tag(s) : #Enrico Finzi, #carmasciano, #irpinia
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