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Partito o fan club?

Pare sia scoppiata una tregua nelle stanze della politica nazionale.

Dal Matteo-contro-tutti nelle settimane prima del JobsAct, allo ’stiamoci-calmi’ di queste settimane finali dell’anno, periodo in cui si deve decidere del prossimo Capo dello Stato.

Ho letto i più recenti sondaggi del prof. Diamanti su «La Repubblica», in cui si rileva che l’emorragia di consenso del piddì si è arrestata e che la figura di Renzi-salvatore si staglia ancora netta, più a destra che — purtroppo — a sinistra. Infatti, dopo Renzi, nel gradimento personale (cosa diversa dal gradimento per il partito) vengono Salvini e Giorgia Meloni. Landini — che è un leader sindacale — arriva a ruota e solo dopo di lui Berlusconi e Grillo.

Insomma, nella classifica dei VIPs della politica, abbiamo un solo esponente del centro-sinistra (che è Renzi anche se non fa esattamente cose di sinistra), e ben tre esponenti del centro-destra. Landini non fa politica in un partito e Grillo è … Grillo.

Insomma, l’Italia non è un Paese di sinistra, tantomeno di centro-sinistra. Il piddì poteva vincere solo se si fosse buttato a destra e così è stato.

Siamo così disperati che, nonostante Mafia Capitale abbia tra i suoi responsabili esponenti di entrambe le sponde politiche, salviamo Renzi data la sua giovane età, che non gli avrebbe permesso di sporcarsi le mani. Tuttavia — dico io — non è stato tutto il partito — mele marce comprese — che lo ha votato ed acclamato? Non ce lo ricordiamo mai che gli Italiani (buoni e soprattutto cattivi) corrono sempre in soccorso del vincitore, come c’illuminò Ennio Flaiano? Vabbe’, è Natale. Facciamo i buoni, e il vantaggio del dubbio glielo concediamo ancora una volta. Come finora — purtroppo — gli abbiamo concesso più che una sboronata, più che una tartarinata, più che una guasconata. Cosa non si fa per l’òdiens.

A proposito di gradimenti televisivi, il piddì —ciò vale a Roma come in Campania e ad Avellino — è come una tivvù generalista, la quale, per piacere a tutti, abbassa la qualità dei contenuti ed aumenta il tasso di baldoria-cotillons-fanfare-emozioni-cammelli.

La differenza tra i vari livelli del partito è che nazionalmente il piddì è il Partito di Renzi, ma ai livelli locali no. Infatti, un Partito del Capo non è un vero partito, ma un fan club. Proprio come i cantanti, i calciatori e gli attori di successo (ma anche tronisti, veline, protagonisti dei reality) hanno i loro circoli di entusiasti.

Non abbiamo localmente leader di qualità che possano trainare il partito o crearsi un vero fan club (fa un po’ eccezione Vincenzo De Luca, Sindaco di Salerno), per quanto possano essere saliti sul carro del Capo. Il guaio è che localmente non abbiamo neanche idee e programmi di qualità che riescano ad attirare sincere e produttive adesioni da parte di intelligenti amministratori, saggi opinion maker e seguiti opinion leader, ovvero intellettuali ed esperti di peso e alta caratura. Ciò non tanto per garantire il successo elettorale (basta Renzi e lo abbiamo visto alle europee), quanto per garantire valide proposte crescita e sviluppo alle comunità governate da compagini del centro-sinistra.

Al di là dei roboanti slogan durante le amministrative, quanto del programma per la nostra Città è stato realizzato? In fondo, del programma non importa a nessuno: ci andrebbe bene chiunque sia onesto, deciso, super partes, ma soprattutto sincero in merito alle difficoltà amministrative e gestionali.

Questo ed altro, lo chiederò a Babbo Natale. Domani su «Orticalab».

Tag(s) : #Partito Democratico
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