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Nusco

(Originale pubblicato su Ottopagine il 1° dicembre 2009)

Nusco è davvero un bel paese. Nonostante la pioggerella fredda di questa domenica in gita. Ha un bel centro storico, forse il più bello e meglio conservato e recuperato tra i paesi irpini che ho visitato finora. Con Nusco e Rocca San Felice, in Irpinia ci saranno una ventina di paesi che potrebbero vantarsi di centri storici conservati bene.

Pure la ricostruzione post sisma, a Nusco, non è singhiozzante come ho notato altrove. I nuovi edifici sommessamente, quasi, si sono incastrati laddove finiscono le case antiche, in una dissolvenza nulla affatto stridente.

Mentre arrivo al Municipio, dove mi aspetta il Sindaco e parte della Giunta (una parte femminile voglio precisare – Antonella e Fiorella - e ciò mi riempie di orgoglio), mi fermo lungo il recinto dei giardinetti. I colori dell’autunno stanno sostituendo l’abito alla natura circostante, ma c’è gente per strada, gente sulle panchine, giovani che passeggiano o siedono ai bar.

Il sindaco è gioviale, ci offre un bicchiere di buon Fiano. Parliamo di sviluppo. Ormai è un refrain. Di questi tempi al Sud viviamo sull’orlo di un crinale economico: s’immagina di potercela fare prima dell’esaurimento dei Fondi europei, ma si teme pure di sbagliare ancora una volta obiettivi o modalità di distribuzione. È l’ultima chance e le cose da pensare di fare sono tante. Dall’altro lato del crinale c’è un baratro cupo.

Dopo il mancato decollo dei troppi Nuclei industriali post terremoto, si è giustamente pensato al turismo ed all’enogastronomia, ma – personalmente – penso che sia pure subentrata una sorta di stanchezza e di rassegnazione nello spingere gli irpini a fare squadra per cercare di cambiare la direzione all’imprenditoria di queste parti. Sarà un nostro difetto sociale.

Lo dico al Sindaco e lui rilancia: manca l’idea di cooperazione. Come se ci si rifiutasse a priori di comprendere i vantaggi del mettersi assieme. Di prodotti e simboli ce ne sono abbastanza per fare rete o sistema: il vino, la storia, i Centri storici medievali, le Chiese ed i Monasteri, qualche prodotto agricolo d’eccellenza (come castagne e tartufi, ma non solo). E quello che sull’Irpinia stende il suo manto brillante: il verde. Alberi, colli e monti sono una benedizione per noi irpini, ma non lo si capisce fino in fondo. Anche il clima può diventare una variabile turistica d’attrazione.

Penso che abbia ragione, perché all’improvviso mi viene in mente il paesino di Colonnata (quello del lardo, insomma) sulle Alpi Apuane: assomiglia moltissimo a Nusco ed fu comunque un piacere raggiungerlo, nonostante arroccato ed isolato (i cellulari non prendono lì), in un marzo plumbeo e freddo. Tutto merito di come quelli di lì hanno promosso il posto e la sua unica attrazione (enogastronomica) e di come ne curano l’immagine e ne agevolano l’accoglienza, nonostante l’impervietà delle strade e la distanza da altri attrattori (Massa e Lucca).

Salvo pochi esempi (che non danno il senso del successo, però, proprio per la loro esiguità numerica), è complicato mettere assieme le persone e gli imprenditori in un’idea comune. L’individualismo acceca e distrugge le migliori intenzioni.

Ho visitato troppe volte l’Umbria e la Toscana per non ribollire un po’ di rabbia e d’invidia, non per le bellezze, ma per la capacità di gestirle al meglio per il benessere dell’intero territorio. Anche una terra molto meno bella della nostra, l’Alta Tuscia (o viterbese) è riuscita ad imporre un marchio provinciale che identifica tutti i prodotti, finanche i fagioli. E pensare che i nostri fagioli, tanto per fare un paragone, sono migliori perché si nutrono ancora delle ceneri vesuviane.

Usciamo dal Municipio con la promessa di riparlare di sviluppo, e nel salutarci, con il Sindaco i facciamo un bell’amarcord dei professori che nello stesso Liceo avellinese ci hanno avuto entrambi studenti.

Nusco è bella, con le abitazioni di ogni sfumatura del color della terra (c’è evidentemente un Piano Colore rispettato), pulita e curata. Ancora una volta, Giovanni ci fa da cicerone, perché è autoctono, e ci spiega che l’antica municipalità di Nusco era gestita “teocraticamente”: la Chiesa, cioè, proprietaria di quasi tutti i terreni del posto, cedeva a ciascun cittadino un pezzo da coltivare e da far fruttare. Incentivando, così, l’intrapresa privata e creando una forma di sostentamento più stabile per le famiglie. Tutto ciò è testimoniato dal sistema censuario dell’epoca.

Come quasi tutti i centri storici irpini, anche quello di Nusco nasce intorno all’anno Mille. Il suo posto nella storia italica se lo guadagna la notte in cui Manfredi di Svevia nel 1250 si ferma a pernottarvi. Intorno al 1800 è un rinomato centro culturale per via di un seminario diocesano che accoglie ed istruisce molti personaggi che in seguito saranno famosi: Scandone. Tedesco, Saponara.

Comincio a girare con la sola compagnia della mia Nikon. Mi addentro nei vicoli, curati, colorati a volte, che nascondono angoli caratteristici o artistici. Alcuni vicoli sono stretti, proprio come quelli dei paesi costieri, solo che invece di affacciarsi sul mare, si aprono su di una gran porzione di Valle dell’Ofanto, la cui vista si spazia allargandosi dalla Villa Comunale.

Decisamente: Nusco è bella.

Ho letto tempo fa di una “tendenza Nepal”, ovverosia il combinato disposto della forte differenziazione geografica ed urbanistica per altitudine, della cura o, forse, maniacalità, nel cercare di conservare l’architettura com’era, perché fonte di ricchezza turistica. Il Nepal, da sempre, è simbolo di antica cultura ed un viaggio da quelle parti – si dice – allarga l’orizzonte culturale e spirituale dei visitatori.

Nusco mi ha fatto ricordare Colonnata, Otranto, l’Umbria, Vieste, la Siena-Bettolle, Spello, il Nepal, tutto assieme. C’è una linea – paesaggistica, architettonica o semplicemente di sensazioni - che lega cocciutamente i miei sparpagliati ricordi di viaggio.

Che ne pensate, cambiando necessariamente qualche coordinata geografica (mutatis mutandis, insomma), potremo cominciare a parlare di “tendenza Nusco”?

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Tag(s) : #reportage in Irpinia, #Nusco
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