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San Michele di Serino - Seconda parte

(Originale pubblicato su Ottopagine il 12 ottobre 2009.)

Torniamo al Comune e ricominciamo a raccontare dei giovani di San Michele e del loro coinvolgimento nella vita del paese. Per loro si organizzano molti eventi, come i giochi estivi (tipo giochi senza quartiere) in cui i ragazzi si cimentano anche con le tradizioni (morra, campana), divisi in squadre-contrade. Il campo di calcetto comunale – sempre aperto anche in notturna – è al centro del paese ed è frequentatissimo. Fa colore, movimento, compagnia, aggregazione, attira ragazzi e spettatori attraverso lo sport e l’agonismo amatoriale. Mi sembra davvero una buona decisione - da imitare - un campetto così centrale ed accessibile.

I giovani sono importanti per il paese e se ne sentono anche parte integrante. È il primo – e finora unico – Comune da me visitato che ne ha così tanti nel Consiglio comunale. Su dodici, ben 7 sono ‘under 30’ ed i rimanenti, Sindaco compreso, sono ‘under 47’. Suppongo rappresenti un record ed anche l’eccezione alla consuetudine che vuole i giovani molto lontani dalla politica. Aurelio me ne presenta alcuni, tra cui Marina e Nicola. Il Vicesindaco, il giovanissimo Arterio, l’ho incontrato qualche settimana dopo. Tanti giovani di San Michele, però, come tantissimi giovani meridionali, sono disoccupati, pur rappresentando un gruppo ad alta scolarità: la Fisciano universitaria è vicina. Si impegnano molto anche nel sociale e movimentano le associazioni ed i Forum del paese.

La zia di Aurelio, Silvana, è un’altra funzionaria del Comune (sono in tutto 16 dipendenti, di cui 5 LSU stabilizzati, evviva!) e si occupa di anagrafe. Con lei parliamo di immigrazione e di saldo della popolazione. Come ho già annotato altrove, nei paesi verso l’ovest d’Irpinia si nasce più di quanto si muore. Ma la cosa più bella è stata scoprire che circa il 20% della popolazione è composto da immigrati, per lo più albanesi (naturalizzati da tempo) e cinesi. Fanno principalmente gli operai edili, i primi, e i conciatori, i secondi. Gli albanesi, in particolare, hanno acquistato casa a San Michele ed hanno chiesto la cittadinanza italiana. Mi raccontano che sono molto laboriosi e perfettamente integrati nella comunità. I loro figli parlano il dialetto perché sono i cosiddetti “2G”, la seconda generazione, quella nata in Italia. Il flusso di albanesi ha avuto inizio con lo scioglimento dell’ex Jugoslavia. Gli albanesi si sono integrati abbastanza bene nelle nostre zone (pure a Greci, per esempio, dove c’è anche affinità linguistica), ma questa è storia antica delle nostre zone orientali. Dalla spiaggia di Otranto (laghi Alimìni, per la precisione) – ad esempio - si vedono perfettamente i monti della Terra delle Aquile tanto che è vicina, e la famosa Via Egnatia nasce in Puglia e prosegue in Albania annettendo pure il corridoio di mare tra le due coste, senza soluzione di continuità. Per chiudere la parentesi sull’immigrazione, voglio segnalare che San Michele è il secondo Comune campano per tasso d’immigrazione.

Faccio la conoscenza con il Capo dei Vigili Urbani, Nicola. Con lui, Giulio della Pro Loco e con Aurelio andiamo a vedere lo splendido plastico del paese com’era prima del sisma. È conservato nei locali dietro la nuova Chiesa ricostruita (fuori sito). È una grande opera, in senso di ampiezza ed anche perché è il frutto del lavoro di tanti paesani volontari (e non artisti specializzati) per conservare il ricordo di quello che era il vecchio paese. È praticamente perfetta questa riproduzione, pure con la ferrovia che costeggia il paese, ed alcune gigantografie, che ne ritraggono i particolari, non danno assolutamente l’idea di un plastico, bensì del “vero” paese, con tanto di automobiline, colori e tendaggi. È incredibile. L’hanno pure portato in mostra a Cremona, città che li aveva adottati dopo il 23 novembre, ed a Cremona hanno donato la riproduzione del Torrazzo, quello che si vede nella piazza radiale di Cremona, che pure tutta tonda è.

Mi spiegano com’è adesso il paese, completamente rifatto: i vecchi vicoli non ci sono più, tutte le case sono nuove e dislocate diversamente. Il paese si è allargato e la loro comune preoccupazione è stata quella di riunire gli abitanti attorno ai simboli. Uno è materiale: l’abside della vecchia Chiesa con San Michele miracolosamente rimasto in piedi e riportato nella nuova costruzione. L’altro è il ricordo. Il loro impegno nel ripercorrere annualmente la loro storia antica e meno antica con le iniziative, le pubblicazioni e le ricerche fa sì che i giovani si sentano parte di un collettivo con esperienze vive e condivise. Nicola è stato uno dei più attivi in questo impegno di recupero e sviluppo del senso e del significato della vita a San Michele. Devo dire che mi commuove tutto ciò, semplicemente perché non ho trovato esempi simili, ovvero non così evidenziati e condivisi. (Nella foto in alto, le lancette della torre dell'orologio ferme all'ora del sisma.)

Ma San Michele sa che c’è un futuro da costruire ed Aurelio decide di portarmi al PIP. Tralascio il mio commento sui PIP in generale e di cosa spesso non sono diventati. Il PIP di San Michele è già saturo, cioè già ospita al completo alcune aziende (tutte agroalimentari) con il loro indotto, tant’è che si deve espandere.

Continuando il nostro discorso sullo sviluppo e sulle risposte che un’Amministrazione deve dare Aurelio mi dice che il Comune ha già assegnato 12 villette comunali e ne sono in costruzione altre 6. Ho un attimo di confusione: siamo in Alto Adige, no?

Aurelio ora è una mitraglia. Mi dice che la metanizzazione è completata al 99,6% raggiungendo anche le zone collinari (a carico del Comune), che la raccolta differenziata dei rifiuti è al 75%, che uno dei prossimi progetti sarà l’installazione di pannelli fotovoltaici su tutti gli edifici comunali, che stanno costruendo la pista ciclabile e che si potrebbe fare di più. Faccio un po’ di mente locale rispetto allo stato dei Comuni meridionali e mi domando “cosa?”.

San Michele di Serino - Seconda parte
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Tag(s) : #reportage in Irpinia
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