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Piange il telefono

Questo piccolo post per Orticaland (dove apro la scatola degli spaghi-troppo-corti-per-essere-usati) andrebbe benissimo anche per la sag(r)a di Hashtag Felicità © (che è anche il titolo del prossimo libro che sto scrivendo), perché parla — seppur indirettamente — di felicità, o meglio di trasmissione di onde felici.

All’Università del Wisconsin hanno scoperto che per comunicare le cose positive/piacevoli/felici, le persone usano i social (fèisbuk, tuìtter, instagram), mentre per comunicare le cose spiacevoli, si utilizza il telefono. La ricerca, dal titolo "Computer in Human Behaviour", ha anche confermato che una felicità si moltiplica se diffusa a più persone (la paremiologia l’aveva già intuito), mentre un dolore o un’infelicità sarebbe un episodio da tenere circoscritto. Il motivo che adducono i ricercatori è che sarebbe meglio non infelicitare molti.

I ricercatori hanno anche sottolineato che la diffusione sui social non implica la necessità di una risposta immediata e quindi l’invasività del mezzo è ridotta, mentre al telefono si è costretti a rispondere. (Ovviamente, la tempestività e il tempismo di una telefonata sono proverbiali. Ma questa è un’altra storia.)

In effetti, quando mi squilla il cellulare (a casa non ho più il telefono da molto tempo) corrugo sempre la fronte: o sono guai o scocciature. Normalmente amici e conoscenti mi contattano solo via chat/messenger (pochissimi via e-mail, giusto quelli che desistono a fèisbuk), laddove la comunicazione via telefono è circoscritta alle emergenze famigliari e agli scassaminchia che offrono occasioni commerciali e finanziarie imperdibili. Difficilmente verremo contattati per una vincita (a me non è mai successo). Meno rara l’eventualità di truffe o scherzi telefonici.

Secondo me, quelli dell’Università del Wisconsin sono un po’ ingenui e tanto candidi: si pensano che la gente sia buona e non voglia affliggere il prossimo con i guai, così come è ben felice di condividere la felicità.

La verità, almeno per come è la nostra antropologia più prossima, è che non "s’adda fa vere’ ’nnanz’ a ggente" le proprie debolezze o i propri errori e fallimenti.

Mentre gioire sui social, di converso, è una soddisfazione maggiore, perché ha una conseguenza psicologica da non sottovalutare: l’innesco dell’invidia. Pare che l’agitarsi di molta parte dell’umanità sia dovuto a null’altro che alla possibilità di dispiegare una coda pavonesca più lussureggiante degli altri.

Insomma, per quanto la teorizzazione di McLuhan non si attagli ai nuovi media digitali, mai come per la trasmissione delle emozioni il mezzo è il messaggio. Il ’dling’ di messenger (o il cicalino di whatsapp) non ci renderà infelici come potrebbe invece renderci una farandolesca suoneria di telefono.

E per questo mercoledì, amici miei, è tutto.

Cià.

Piange il telefono
Tag(s) : #La Cugina di Parascandolo, #felicità
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