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Uno sciopero che fa paura

Le forze dell’ordine contrattualizzate minacciano lo sciopero dopo l’annuncio dell’ulteriore blocco degli stipendi nella pubblica amministrazione, sottogruppo ‘statali’, di cui le forze di polizia fanno parte, pur avendo un contratto a parte.

Molti sono stati i politici che hanno commentato le proteste degli agenti delle forze dell’ordine contrattualizzati (non i corpi assimilati ai militari). Qualcuno ha liquidato la cosa come ininfluente, visto che la priorità è il risparmio a tutti i costi. Qualcun altro appoggia con diversi ‘ma’. Altri blandiscono, altri cavalcano. Altri gridano allo scandalo: trattasi di ricatto.

La questione fa abbastanza notizia. Perché?

Si tratta della prima protesta ufficiale contro la politica renziana, attivata da specifici settori di lavoratori della pubblica amministrazione.

Nelle proteste, viene anche annunciato il ricorso allo sciopero, un diritto tutelato dalla nostra Costituzione. Un’azione, quella dello sciopero, sempre più spesso paventata che realizzata. Specialmente negli ultimi tempi, da quando la crisi frena il ricorso allo sciopero per via delle decurtazioni in busta paga: una giornata di sciopero costa al lavoratore da cinquanta euro in su.

La crisi frena il ricorso allo sciopero per via delle decurtazioni in busta paga: una giornata di sciopero costa al lavoratore da cinquanta euro in su

Le decurtazioni sarebbero una specie di freno all’abuso dello sciopero, ma a contingenze economiche peggiorate, il ricorso allo sciopero si è pressoché bloccato da qualche anno e non solo nel nostro Paese.

Alcune sigle sindacali, da tempo evitano di menzionarlo perfino, sapendo che alla proclamazione difficilmente segue un’alta adesione: la crisi morde. E non è vero che non si sciopera perché in fondo in fondo stiamo benone. Quando anche pochi euro sono fondamentali per quadrare il bilancio, si china il capo. Si tratta della stessa trappola delle decurtazioni per la malattia, nel contratto degli statali (ancora loro, purtroppo). Le introdussero – Brunetta & C. – quale necessario rimedio — a loro detta — contro l’assenteismo, che rappresentava una sorta di endemia tra i ministeriali, solo tra i ministeriali.

E come la mettiamo con la vicenda del Sindaco di Locri che sui centoventicinque dipendenti comunali (che non sono dipendenti statali) se ne ritrova cento in malattia? Si è rivolto a Gesù Cristo per farsi aiutare. Doveva a suo tempo chiedere a Brunetta di inserire anche i dipendenti degli Enti Locali nella norma restrittiva contro gli statali.

Si è rivolto a Gesù Cristo per farsi aiutare

L’innovazione brunettiana è palesemente anticostituzionale perché sperequa i lavoratori, ma gli statali sono carne da cannone — si sa — e gli enti locali sono un bacino elettorale più vasto. Nessuno pubblicamente protestò più di tanto, nonostante i confederali avessero battuto a tappeto con assemblee gli uffici statali ai tempi del fatto, perché i lavoratori statali erano e sono ancora ed erroneamente considerati una forma di casta. Peccato che non godano dei privilegi delle vere caste e consorterie, ma sono diventati (a furia di illazioni governative bi-partizan) il capro espiatorio delle pessime condizioni economiche del Paese. Essendo una minoranza, puó essere sacrificata sull’altare del consenso, i loro voti non sono un granchè utili.

È, diciamolo francamente, solo un utilizzo mediatico, adottato anche da questo Premier, approfittando della confusione identificativa tra pubblici dipendenti (tutti coloro che vengono pagati con fondi pubblici, quindi anche le società di raccolta rifiuti, per esempio, oltre agli enti locali, le agenzie para-statali, la sanità, i comparti sicurezza, la protezione civile…) e i soli ‘statali’.

Mi auguro che il Premier sappia davvero dove si annidi il ‘grasso che cola’ senza mistificare e senza approfittare dell’auditorio che ancora gli pende dalle labbra, e mi auguro parimenti che non ci voglia turlupinare ancora una volta, svicolando sui doverosi ‘distinguo’ tra lavoratori. Il ‘dágli all’untore’ che continua sui media non fa altro che aizzare rabbia civile. Ad ogni annuncio anti-pubblica amministrazione (sempre sotto-settore ‘statali’) aumenta l’odio tra i cittadini italiani, ridotto a consolazione psico-sociale. Ovvio che non esorta esplicitamente ‘dàgli agli statali’, ma parla di grasso che cola, facendo un fascio di tutta l’erba. E, poi, siamo davvero sicuri che i tagli lineari ai contratti pubblici degli Statali salveranno il Paese, come stanno provando a convincerci? Non sarebbe più opportuno ed equo cominciare una lotta all’evasione fiscale?

Uno Stato senza pubblica amministrazione non esiste, ma ce ne dimentichiamo.
Uno sciopero generalissimo che paralizzi lo Stato ci vorrebbe, non tanto per ritornare a parlare di contratti (bloccati da anni, nelle parti economiche come in quelle giuridiche), bensì per capire cosa è davvero la pubblica amministrazione, spesso confusa con burocrazia. E – se volete sentirla tutta – la burocrazia elefantiaca non è altro che la sovrastruttura di controlli e rallentamenti stratificatisi nei decenni a causa della facilità italica d’interpretare le norme ed i regolamenti ognuno a suo modo per la propria comodità e utilità.

Lo snellimento amministrativo deve corrispondere alla possibilità dello Stato di controllare a tutela di tutti, ma se non ci sono mezzi, tecnologie e personale non si può fare. Non per nulla, in Germania (come in tutto il nord Europa) ci sono meno regole amministrative e minor burocrazia, ma solo perché civismo e differente antropologia sono deterrenti di base.

In Germania (come in tutto il nord Europa) ci sono meno regole amministrative e minor burocrazia, ma solo perché civismo e differente antropologia sono deterrenti di base

Sono d’accordo che molto è da rifondare, ma non certo attraverso la denigrazione verbale e fattuale di un’unica categoria di lavoratori. Uno dei punti programmatici delle politiche berlusconiane era lo smantellamento dello Stato: giustizia privata, gestione privatizzata del sistema carcerario, maggior impulso all’istruzione privata-paritaria, tra gli altri. Renzi sta proseguendo nello stesso solco. Tanto per dirne una, la reintroduzione del falso in bilancio tra i reati è stata bloccata. La scusa ufficiale è che non è ricompresa nel pacchetto di riforme istituzionali. Già, ma sta nel pacchetto di scambio del Nazareno.

Pare che, invece, agli Italiani importi solo trovare un nemico e Renzi ha l’album di figurine completo per scegliere gli obiettivi. Per lui, come per il Governo del centro-destra, i primi (se non gli unici) da additare sono gli statali: orsetti del tiro-a-segno.
Sabato sera ascoltavo il Prof. Panerari su La7. Parlava di comunicazione istituzionale e sottolineava come con Renzi il processo di dis-intermediazione tra cittadini e Presidente del Consiglio sia arrivato all’acme.

Chi se lo immaginava che Twitter avesse più ufficialità di una Gazzetta Ufficiale, di una velina parlamentare, dei portavoce e degli uffici-stampa degli organi governativi?
Renzi parla direttamente alle persone, il che può essere un bene, se a) non fossero per lo più annunci di un’Arcadia prossima ventura e se b) la smettesse di caricare di odio l’opinione pubblica, peraltro in maniera subdola.

Chi se lo immaginava che Twitter avesse più ufficialità di una Gazzetta Ufficiale, di una velina parlamentare, dei portavoce e degli uffici-stampa degli organi governativi?

I cittadini si sentono – singolarmente – dei privilegiati perché c’è un Premier che parla direttamente a loro e spiega in continuazione cosa farà. È una strategia, la ridondanza: convince le persone come sul detersivo che lava più bianco. Ripeti oggi e ripeti anche domani, anche una farandola diventa verità.

Ho letto un editoriale di Pagnoncelli sul «Corsera». È emblematica la situazione per la quale il Premier gode di consenso, laddove sue riforme (annunciate e/o attuate) no. Nel differenziale, voglio aggiungere io, tuttavia, si annida anche la clausola di salvaguardia dello stesso Premier: non mi fanno/non mi hanno fatto lavorare. La lista dei ‘cattivi’ si sta riempiendo mano a mano, i primi della lista sono le lobby degli ‘statali’, questi ingrati, ora accompagnate dalle forze dell’ordine che minacciano uno sciopero e ricattano lo Stato.

Ricattare? Chiedendo il rispetto dei diritti? Attraverso lo sciopero che è costituzionalmente tutelato?

I cittadini hanno diritto alla sicurezza: è fondamentale (mi piacque questo articolo, tantissimo). Ma è altrettanto fondamentale che i lavoratori che garantiscono la sicurezza, la salute, la giustizia, il buon andamento dello Stato, possano farlo serenamente, senza la minaccia – questa sì – della gogna mediatica innescata da proditori ed inopportuni, quanto mistificanti e strumentali giudizi da parte del Capo del Governo e dei suoi pro-consoli.

Tag(s) : #Matteo Renzi, #sciopero, #pubblica amministrazione, #dis-intermediazione
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