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Utile o intestinale?

Un mio amico, Federico Mello (già giornalista a Il Fatto Quotidiano, poi a Pubblico ed ora sull’HuffingtonPost Italia, un leccese simpaticone che presentò anche il mio primo libro a Roma in fiera l’anno scorso) ha scritto un piacevole post (qui: http://www.huffingtonpost.it/federico-mello/da-scanzi-a-grillo-perche-su-internet-vince-linsulto_b_4426261.html?utm_hp_ref=italy) in cui ci spiega cosa ‘funziona’ sul web. Hanno successo i testi che forniscono qualcosa di utile, ovvero i testi che parlano alla pancia. Il post di Federico, pertanto, si ascrive alla categoria dell’utilità, pur parlando di temi graditi agli intestini della gente.

Arguisco che, tra i due estremi (utilità versus intestini) ci sarebbero tutte le altre cose, compreso il giornalismo serio, il quale normalmente non parla alla pancia, bensì è utile ad informare, anche se informare – al giorno d’oggi – è attività varia. Vabbe’, magari di questo aspetto ne parliamo un’altra volta.

La premessa è necessaria per comprendere una vicenda che può essere analizzata a più livelli: la lettera aperta che la Direttora di Youdem, Chiara Geloni, ha ‘amorevolmente’ dedicato a Marianna Madia, neo nominata nella segreteria del piddì da Matteo Renzi. In due parole, Geloni accusa Madia di essere troppo volatile nelle sue molteplici per quanto seriali fedeltà correntizie, mal celando tra le righe l’accusa di raccomandazione e di opportunismo.

La lettera è apparsa sull’HuffPoItalia (http://www.huffingtonpost.it/chiara-geloni/lettera-aperta-a-marianna-madia-non-dovresti-darci-delle-spiegazioni_b_4418835.html?utm_hp_ref=italy , ripresa anche da Dagospia e ricamata per bene anche altrove, insomma è l’argomento del giorno) ed ha avuto anche qualche sequel moraleggiante (http://www.huffingtonpost.it/alessandra-moretti/dopo-la-querelle-geloni-madia-lettera-aperta-al-nuovo-pd-non-ce-spazio-per-linsulto_b_4426516.html?utm_hp_ref=italy ).

Risulta chiaro anche ai più inesperti che la lettera di Geloni è un attacco a Renzi e alla debolezza competenziale della sua segreteria. A dir la verità, avendo avuto modo di ascoltare qualcuno dei componenti del nuovo organismo, mi azzardo a commentare che secondo me non è (tranne che per Taddei) un bel pool di cervelli. Anyway.

Il masochismo mi ha spinto a leggere anche i commenti, spesso insulti, sotto entrambi i post, scioccaglia che non aggiunge né toglie nulla alla comprensione della vicenda, ma fondamentale come conferma della tendenza all’agglutinamento in fazioni estreme e radicali. Nel caso di specie, però, i vettori sono multipiano: renziani contro bersaniani, donne contro uomini, donne contro donne, gente contro l’HuffPo (perchè ha pubblicato scemità simili, ma anche perché obbliga i commentatori a certificarsi con nome e cognome), ma soprattutto – e ancora una volta - generazione TrentaQuaranta che si azzanna reciprocamente.

Tutta questa canea dimostra, più in generale, come siamo diventati, a livello individuale, nonché a livello collettivo e partitico: navighiamo nello squallore, animati da livore e invidia. Piazzate pubbliche, come la lettera di Geloni (perché di piazzata si tratta) nasconde malamente anche ben altro: difficilmente si riesce a credere che Chiara Geloni abbia spontaneamente scritto la lettera aperta.

A la guerre comme a la guerre. Ogni mezzo è lecito, anche far combattere i foderi, come si dice in gaelico (http://proverbiarianesi.com/web/node/84) nell’accezione di scannarsi per interposti mediocri, facendo finta che siano sfoghi personali, mentre sono bordate da fregate. Questa vicenda mediatica ci da anche la misura del piddì. Purtroppo.

Non si può liquidare la vajassata, per quanto compita e dalla parvenza candida, come un pittoresco e sporadico tocco di colore nel sottobosco partitico, perché candida e sporadica proprio non è. La vicenda è la misura del degrado condito da un bel po’ di prurigine. L’apparente rosicamento di Geloni rispetto al successo di Marianna Madia (deputata, membro di segreteria nazionale, attualmente più garantita di una direttrice di una sconosciuta tivvù di partito in quota Bersani) è invece la prima bordata spuria contro Renzi, accusato di non saper scegliere una segreteria fondata sulla competenza, perché magari ha firmato troppe cambiali. Ma è anche un auto-gol per tutti quelli che, rifiutando di saltare sul carro dell’annunciato vincitore, già – peraltro – piuttosto affollato (http://www.orticalab.it/Il-fantastico-mondo-di-R-enze ), sono incazzati neri perché la pazziella (leggi: direzione di un grande partito) gli è stata tolta di mano da uno scanzonato affabulatore, piacione e pop (‘pop’ sta per popolare, populista, o pop-corn. A scelta).

Nel tempo addietro, gli apparati del piddì e di quello che era prima (fino al PCI) hanno governato molto bene elezioni, primarie e congressi e la vittoria di Bersani (con gli scandali di cui si raccontò) fu l’ultima prova provata di tale capacità impositiva top-bottom. Ci vuole intelligenza anche a gestire potere e guidare organizzazioni e la troppa alterigia, la fame di fama e la romanella mondanasono privilegi che si pagano in tempi di crisi e di disperazione. Renzi non ha vinto perché era migliore, ma semplicemente perché non se ne poteva più di metodi alla Youdem, tanto per intenderci. Il guaio è che i segretari cambiano, sono più giovani e mettono “I don’t care” come jingle, ma i metodi di reclutamento dei dirigenti e di gestione del partito pare siano rimasti gli stessi, mentre lo stile cala sempre di più.

Utile o intestinale?Utile o intestinale?
Tag(s) : #Partito Democratico, #Matteo Renzi
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