Bugiardi per la vita

Uno scrittore inglese ha scritto un saggio sull’utilità della menzogna.

Afferma che mentire è nella nostra natura e nel nostro DNA. Addirittura il nostro cervello sarebbe più grande di ogni altro animale sulla faccia della Terra proprio per avere più capacità di menzogna (si sa, i bugiardi devono avere la memoria lunga). Pare che l’età in cui si comincia a profferire menzogne sia predittiva dell’intelligenza dell’adulto che sarà.

Tutti mentiamo, costantemente. Non si tratta sempre (per fortuna!) di grosse menzogne, basti pensare che per toglierci dai problemi (e magari qualche cufecchiera di torno) diciamo di stare benone, mentre stiamo di melma. Oppure aggraviamo bugiardamente i nostri mali per avere considerazione. Dipende dai nostri scopi.

Lo scrittore inglese dice pure che nonostante tutto questo ammontare di bugie, noi siamo totalmente incapaci di scoprire i bugiardi. Tutt’al più nutriamo sospetti, o ci formiamo un’idea sulla base delle nostre aspettative o sulla considerazione generale che abbiamo del nostro interlocutore, ma non siamo abili detective. Neppure chi dovrebbe smascherare i bugiardi per mestiere è più abile di noi. Per questo fanno furore serie tivvù come Lie To Me, o The Mentalist: saper leggere più segnali nella comunicazione umana è dote agognata. L’unica cosa che Ian Leslie – questo è il suo nome – si sente di poterci garantire è che un vero bugiardo è brillante, parla con convinzione, ispira fiducia, risulta piacevole, ha capacità sociali, intercetta le emozioni della platea, sa quello che la platea vuole sentirsi raccontare.

Praticamente un Renzi.

Cià.