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Manocalzati - Seconda parte

Raffaele mi porta girando in lungo ed in largo per le vie del paese, illustrandomi pietra per pietra come cambierà. Considera il suo paese come la sua casa ed è un perfezionista dei dettagli: suppongo che la notte sogni le mappe e i rendering dei progetti.

Gli chiedo cosa - secondo lui – può rappresentare lo sviluppo per il suo paese: “Il turismo, ovviamente”. Gli chiedo di illustrarmi i cosiddetti ‘attrattori’. Così, arriviamo a San Barbato. Questo borgo è uno dei tanti insediamenti della cosiddetta Longobardìa minore (quella dell’Italia meridionale per intenderci), caratterizzata (nelle zone collinari e/o montuose) da un’edilizia fortificata, sia sottoforma di castelli o roccaforti che di avamposti difensivi o di avvistamento, in ogni caso residenziali. Infatti, tutto il borgo, per altro nitido e tranquillo, che domina i pendii verso il fiume è costruito attorno a questo massiccio Castello.

Ci fermiamo al bar dell’Assessore Pasquale Iandiorio. Mi dicono gli avventori che Pasquale ogni mattina sta al Comune, un vero stakanovista. Si sta occupando e pre-occupando della possibilità di poter fare più sport nel paese. Segue la costruzione di un campo sportivo e di una palestra anche per San Barbato.

Mi racconta che la Giunta è giovane e che il Sindaco è un motivatore, vulcano di idee e di iniziative e sa essere molto coinvolgente. Il Sindaco, il dottor Tirone, è tra l’altro anche consigliere provinciale.

Gli Assessori ruotano negli incarichi ogni 20 mesi: “Le discussioni e le decisioni, però, vengono prese sempre collegialmente, tra i quattro della Giunta ed il resto dei Consiglieri.” dice Pasquale. “Il sistema di rotazione e la metodologia di lavoro applicata da questa Consiliatura pare si siano rivelati efficaci, così alle prossime elezioni, riproporremo la formula e la squadra.”, conferma Raffaele.

Sì, ma lo sviluppo? Per dove passa, questo sviluppo?

È ovvio che tutti vorrebbero vedere questo agognato “sviluppo”, che non è purtroppo più legato all’industria. “Adesso, si prova con il turismo e con l’enogastronomia.” Dicono Bilotta e Iandiorio, in un refrain stereofonico che ascolto dovunque nella nostra provincia.

Il fulcro del progetto gira intorno al Castello e ad alcuni prodotti tipici della zona, in primis le “pezzottole” di formaggio di pecora di San Barbato, famose e piuttosto rare da trovare.

Il Borgo, attualmente, conta circa 750 abitanti, con un saldo negativo. Due delle strade a servizio sono state costruite o rifatte con i fondi POR. Raffaele mi racconta che i primi fondi per il recupero del Castello furono reperiti grazie all’impegno del defunto Emilio Ruggiero (fautore del progetto “La via gastronomica del Castello di San Barbato”) e dell’Amministrazione Comunale precedente.

Poi, finalmente, si entra nel Castello appena restaurato. Sono la prima “esterna” ad avere accesso e mi viene accordato il permesso di scattare alcune foto dell’interno in anteprima. Molte cose sono ancora da rifinire o completare, ma pare sia stato fatto un bel lavoro. Il recupero del Castello è stato progettato dall’Architetta Mariarosaria D’Ambrosi (la stessa dell’Hospitium Pauperum di Napoli).

L’impianto della costruzione è tipica di una struttura difensiva (longobarda in questo caso), ma “aggravata” come solo l’edilizia aragonese successiva può fare. Ho visitato altri castelli aragonesi (di solito impiantati su strutture pre-esistenti di varia epoca) e confermo questa loro massività petrosa, in un’architettura scomposta da superfetazioni murarie a protezione. Siamo lontani dalle geometrie federiciane, insomma. Ma le mie sono solo impressioni che si confondono con i ricordi: non sono un tecnico, nella maniera più assoluta.

Per un suggestivo cunicolo a gradoni appena sbozzati, saliamo in un terrazzo panoramico da cui si dominano le colline da sud, e girando verso ovest, fino a nord, dove si trova la valle del fiume ed il Nucleo Industriale di Arcella. Non ci si deve sforzare più di tanto per riconoscere le ciminiere fumanti della Novolegno.

“Non c’è più agricoltura.” conferma Raffaele. “Qualche orto o vigneto personale, ma niente di più.” Eppure, il clima e la latitudine sono ottimali.

Ci sono una decina di aziende “resistenti” nel PIP attuale, che deve essere completato ampliandolo. Il progetto risale al 1998, ma è stato ripreso ora. L’area definitiva assegnata sarà (tra vecchio e nuovo) di circa 20.000 mq.

Scatto alcune foto perché i raggi del sole, quelli che riescono a trovare uno squarcio tra i nuvoloni minacciosi, illuminano comunque violentemente questo verde cosi brillante dell’intorno e così pure la pietra bianca del Castello.

Mentre ritorniamo verso il centro storico di Manocalzati, Raffaele mi parla ancora di quello che ancora c’è da fare. Secondo lui gli abitanti chiedevano uno scatto di orgoglio e si erano stancati di vedere questo ridente paesino (una volta molto commerciale) in decadenza: “Può sembrare strano, ma anche solo il fatto di poter camminare su di un marciapiede degno di questo nome li ha resi forse un po’ più felici.”

Gli entusiasmi di Raffaele Bilotto adesso sono tutti appuntati sull’asilo nuovo che si vorrebbe costruire nel paese: “Serve un asilo per un centinaio di bambini. Quello che esiste non è più adatto. È stato approntato il nuovo progetto ed iniziato l’iter per ottenere i fondi.” È deciso e determinato, anche ottimista, direi. Parlando di bambini, chiedo delle politiche sociali più in generale. Così, Raffaele mi accompagna all’Informagiovani del paese, nella vecchia sede del Municipio, dove incontro Sabino Zara, laureando in Ingegneria Elettronica e responsabile della sede che ospita la ri-costituenda Biblioteca Comunale, in attesa di una fornitura di libri da parte dell’Amministrazione provinciale.

“Ci sono circa 20-30 giovani che settimanalmente frequentano questa sede per avere orientamento e notizie.” spiega. L’Informagiovani ha organizzato: Corsi di Lingue e di Informatica, manifestazioni contro le tossicodipendenze sottoforma di eventi teatrali in collaborazione con La Casa sulla Roccia, eventi per la sensibilizzazione alle malattie emo-trasmissibili assieme agli scout (del cui fondatore Baden-Powell esiste una targa nel parco comunale), Corsi per Operatori Socio Sanitari e Socio Assistenziali (in collaborazione con agenzie formative private) e il Colour Day assieme con l’Arciconfraternita dell’Annunziata. Sabino cura anche la banca dati comunale dei giovani in cerca di occupazione.

Con l’Assessore alle Politiche Sociali, Sabino de Benedetto, parliamo, invece, dell’assistenza agli anziani. È stato istituito il telesoccorso per una ventina di anziani ed altri venticinque sono inseriti nell’Assistenza Domiciliare Integrata in compartecipazione con il Piano di Zona Sociale, attraverso una cooperativa sociale. Da qualche anno viene attuato il progetto “Nonno vigile” davanti alle scuole del paese. Si organizzano anche dei soggiorni climatici e le cure termali. Manocalzati – inserito nel Consorzio dei Servizi Sociali A6 – aderisce anche al Progetto “L’Albero dei Piccoli” per i bambini dal 18 ai 36 mesi. Insomma, ci si dà da fare.

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Tag(s) : #reportage in Irpinia, #Manocalzati
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